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Vorrei sapere qualcosa di più sui Mon. Quando sono nati? Come venivano scelti?



I mon (紋), letteralmente "emblema", "stemma", "blasone" o monshō (紋章), "araldo", o mondokoro (紋所), o kamon (家紋), "stemma di famiglia", servivano per identificare un individuo rispetto alla sua famiglia, di sangue o di appartenenza, e la famiglia stessa.

Da un punto di vista storico, le prime fonti a dare una chiara spiegazione di come fossero adottati, soprattutto sul campo di battaglia, risalgono al XII secolo e, quindi, si fanno ufficialmente risalire all'epoca di Kamakura (1185-1333) con l'inizio del governo militare degli Shogun e dello strutturarsi della società feudale.

Il loro utilizzo aveva una funzione molto semplice, ovvero, per riconoscersi sul campo di battaglia e venivano cuciti sugli abiti, proprio come un distintivo, ma anche su bandiere, stendardi ed equipaggiamenti vari. Ma con il tempo, assunsero quel valore di forte appartenenza che li contraddistingue ancora oggi. Andarono così ad identificare un clan o una famiglia.

Per quanto variegata, la loro tipologia sembra ricadere in strutture molto semplici, almeno per quanto riguarda i lignaggi più antichi, come ad esempio un disegno stilizzato inserito all'interno di una forma geometrica.

Con il tempo, però, andarono leggermente a complicarsi. Durante il Periodo Edo, ad esempio, solo ai Daimyō veniva concesso il diritto di possederne due che a volte venivano fusi insieme. Si dovrà aspettare la caduta del governo militare e l’inizio del periodo Meiji, affinché il loro utilizzo fosse permesso anche alla gente del popolo, forse proprio per dare un segnale simbolico della caduta dell'aristocrazia guerriera.

Erano dunque le regole sociali che determinavano la scelta dei mon e queste non erano molte. Bisognava però stare molto attenti a non utilizzare un mon già in uso presso un altro clan, oppure, da qualcuno di rango superiore al proprio, quest'ultima situazione era considerata altamente offensiva e per evitare qualsiasi forma di problema, che poteva sfociare in sanguinose risoluzioni, quando si verificava un "conflitto" tra due mon, le persone di rango inferiore difficilmente esitavano a cambiare il proprio.

I mon appartenenti alle famiglie più importanti, come ad esempio la famosa malvarosa dei Tokugawa oppure il crisantemo dell'Imperatore, godevano di una sorta di copyright ufficiale con tanto di normativa legale a supporto.


Ancora oggi è possibile incontrare discendenti di famiglie e clan estremamente importanti, protagonisti della storia medievale giapponese, che però non presentano il cognome della famiglia in questione. Questo succedeva perché talvolta, i capi clan ricompensavano i propri vassalli, per meriti di guerra o altro, con la concessione del proprio mon di famiglia e talvolta il proprio cognome. Questa pratica era considerata una dei massimi onori a cui un vassallo potesse aspirare.

Come abbiamo detto, non esistevano regole per la scelta grafica del mon. La forma più comune era quella del cerchio che racchiudeva forme astratte di piante, fiori, animali o anche divinità ed entità naturali. Non mancavano inoltre simboli religiosi, forme geometriche e kanji.

A differenza dei blasoni europei, i mon non davano molta importanza al colore, difatti erano solitamente monocromatici, ma poteva essere scelta qualsiasi tonalità.

La nomenclatura tipologica dei mon non aveva la complessità dei blasoni europei, ma si limitava solitamente al nome della "cosa" rappresentata, quindi non servivano ad identificarli, ma solo a descriverli. La brisura (elemento che modifica un blasone ereditato) non era frequente in Giappone, perché se si ereditava il mon di un importante clan, si preferiva che esso fosse riconoscibile come tale. Gli unici e rari casi in cui veniva applicata la brisura erano quelli dei rami cadetti di una famiglia che, a differenza degli araldi ereditati, spesso ci tenevano a porre una qualche differenza con il ramo principale, apportando modifiche, seppur piccole, al mon originario.

Come dicevamo sopra, i mon di solito avevano forme semplici e stilizzate. L'unico e raro caso in cui essi diventavano più complessi era quello della cosiddetta "fusione". Questa aveva luogo, e la legge lo permetteva, quando un individuo, possessore di un mon, decideva di combinarlo graficamente con quello del proprio signore, benefattore o sposo (se si trattava ovviamente di una donna).

Oggi i mon sono ancora utilizzati e di fatto tutte le famiglie giapponesi ne posseggono uno che viene utilizzato durante le cerimonie o eventi importanti. Se non lo si conosce, si possono consultare gli archivi del tempio della città di origine in cui sono registrati. Oggi, però, esistono servizi online che facilitano tale ricerca.

Vengono ricamati sui kimono e possono essere anche più di uno. Nell'abito tradizionale maschile possono essere cuciti sui lati del petto, sulle maniche o al centro della schiena. Per quanto riguarda l'armatura dei samurai, invece, potevano essere posti sull'elmo (kabuto), sul busto (do) e, come già detto, sugli stendardi.


Il loro utilizzo veniva e viene esteso anche agli oggetti appartenenti al clan o famiglia, come ad esempio le tende della casa, i monili, gli scrigni ed ovviamente i ventagli.

L'utilizzo più comune, ad ogni modo, è ad esempio nell'insegna dei propri negozi soprattutto se si occupano di arte oppure produzione di armi o di abbigliamento tradizionale. Ancora, si possono vedere nei ristoranti di sushi oppure sulle fiancate dei taxi che oggi, tutti privati, appartengono a famiglie spesso legate alla Yakuza (la mafia giapponese).

Oggi i mon sono tutelati dalla legge attraverso l'adeguato copyright, fatta eccezione per i due mon governativi, ovvero il crisantemo della famiglia imperiale e la paulownia del Primo Ministro.

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